La fiera della vanità (volume primo e secondo)

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Dewey

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Npag

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La fiera delle vanità narra le vicende parallele di due donne molto diverse: Becky Sharp, coraggiosa e intelligente quanto astuta, arrivista e priva di scrupoli, e la sua compagna di scuola Amelia Sedley, emblema di virtù ma anche terribilmente ingenua e un po’ sciocca. Dominato da un garbato sarcasmo che a tratti si trasforma in un’ironia feroce, il romanzo sconvolse la società letteraria vittoriana per la schietta descrizione della realtà sociale: dall’ambiente mondano londinese a quello esotico dell’India, da quello militare, rozzo e primitivo, a quello ipocrita e perbenista della Chiesa. Su questo variegato sfondo si snoda fluida una narrazione dominata da molteplici personaggi, figure che – forse per la prima volta nel romanzo inglese – non sono manichini ma uomini in carne e ossa.

William Makepeace Thackeray
Calcutta, 18/11/1811 – Londra, 24/12/1863

Rimasto in tenera età orfano del padre, che era un alto funzionario della Compagnia delle Indie Orientali, studiò alla Charterhouse School di Londra e a Cambridge, senza però completare i corsi universitari. Dopo alcuni viaggi sul continente, tentò la carriera forense, che poi abbandonò per recarsi a Parigi dove studiò disegno, iniziando al tempo stesso una intensa attività giornalistica. Appunto a Parigi incontrò e sposò, dopo un breve fidanzamento, la diciannovenne Isabella Shawe, prototipo di molte dolci e indifese figure femminili che appaiono nei suoi romanzi.
Tornato in Inghilterra nel 1837, pubblicò articoli e romanzi su vari giornali; intanto la salute della moglie era andata declinando e nel 1840 si manifestò una grave forma di malattia mentale che la confinò per il resto della sua vita in un manicomio. La drammatica fine del suo matrimonio costituisce l’episodio centrale e fondamentale della vita di T., insieme al suo tenerissimo rapporto con la madre.
Nel 1848 pubblicò l’opera cui è indissolubilmente legata la sua fama: La fiera delle vanità (Vanity fair, 1848). Straordinario quadro satirico della vita inglese del primo Ottocento, il romanzo rappresenta in modo sottilmente complesso, attraverso le vicende parallele delle due protagoniste (l’astuta arrivista Becky Sharp, una figura divenuta emblematica, e la virtuosa quanto ingenua e insipida Amelia Sedley), le colpe di una società che premia solo l’ipocrisia.
Meno inquietanti, anche se ricche di pregi, le opere successive: i romanzi semiautobiografici e gli ambigui e raffinatissimi romanzi storici, ambientati nel primo Settecento.
Scrittore aspro e amaro, T. accettò tuttavia i limiti imposti al realismo della sua visione dal rispetto delle convenzioni vittoriane: la sua satira rimane così pervasa dall’esigenza moralistica di una correzione dei costumi all’interno dell’etica borghese. Forse è a causa di questo compromesso di fondo che, nonostante le sue grandissime doti di scrittore, la maestria nella creazione dei caratteri, la padronanza del linguaggio e dello stile, T. non riuscì mai a stabilire con i suoi lettori un rapporto così immediato come quello del suo grande rivale Ch. Dickens.

COD 649 Categoria